Gran Torino

21 marzo 2009 alle 17:58 | Pubblicato su Cinema | 3 commenti

E’ necessario il sacrificio di qualcuno per porre fine alla violenza generatrice di violenza, c’è bisogno che qualcuno si faccia da parte perchè il mondo è cambiato. I valori di una volta a cui si credeva fermamente e per i quali si combatteva vengono schiacciati e hanno perso la loro importanza, questo è il mondo di oggi.

 Walt Kowalski è un veterano della guerra in Corea e, vedovo da poco, si ritrova a vivere da solo nella sua casa in un quartiere dove ormai vivono solamente stranieri, cinesi di etnia Hmong. Razzista e poco socievole è in conflitto con la sua famiglia, non ha un buon rapporto con i suoi figli nè con i suoi nipoti perchè vede in loro la degenerazione di quei valori per i quali ha combattuto. L”unica cosa che lo rende fiero e felice è la sua preziosa Ford Gran Torino. Una serie di avvenimenti porteranno Walt a ricordare i brutti momenti del passato e a rivelare parti di se stesso nascoste da sempre.

Gran torino poster 1

Clint Eastwood è ormai una garanzia, ogni film che dirige merita le migliori lodi possibili e questo Gran Torino non è da meno. Le storie portate al cinema dal regista/attore sono sempre originali e poco scontate; nel panorama del cinema odierno, sovraffollato di film fotocopia, sequel e remake, si sente la forte necessità di storie come queste, genuine, vere, profonde, attuali e con un forte significato. Gran Torino analizza principalmente il tema del razzismo e della globalizzazione, del loro effetto sulle persone e di ciò che ne consegue. In questo contesto si inserisce il personaggio interpretato dall’ottimo Clint che non poteva scegliere ruolo migliore per dire addio alla carriera di attore. Walt Kowalski si evolve durante tutta la vicenda, inizialmente disgustato dalla presenza di così tanti stranieri nel suo quartiere si ritroverà poi a socializzare con loro e a condividere il suo tempo scoprendo di avere più cose in comune con loro che con la sua famiglia. Il razzismo dapprima caratterizzante la sua persona si dimostra poi essere soltanto uno scudo sotto il quale nascondere la sua paura, il suo senso di colpa, il suo profondo rimorso frutto di un passato vissuto in guerra, una guerra che lo ha distrutto perchè, come dice lui stesso: “Quello che ossessiona di più un uomo è ciò che non gli è stato ordinato di fare”. Tutto questo traspare dall’interpretazione di Easwood in modo eccellente, la continua espressione tirata e tesa sul suo volto racconta già da se il personaggio.

Gran torino poster 2Come detto prima la storia è di quelle che non se ne vedono molte in giro. Merito di una sceneggiatura scorrevole e pregna di momenti forti e significativi, lo spettatore viene coinvolto in un turbinio di emozioni che crescono ad ogni secondo che passa fino al commovente finale. Interessante e di grande importanza è il personaggio del giovane prete che, con la sua insistenza e le sue parole, riesce a scavare nell’animo del protagonista e a fargli smuovere qualcosa all’interno che in qualche modo lo cambia. Uno dei tanti pregi del film è rappresentato dal fatto che non è mai noioso e che riesce a presentare momenti più leggeri e anche divertenti, giocando soprattutto sulle differenze e sulle incomprensioni tra le varie culture, in modo prefetto e mai fuori luogo. Le musiche giocano un ruolo importante, soprattutto nei momenti in cui si ripropone il motivo della guerra che rappresenta per il protagonista un necessario ritorno al doloroso passato. La prevedibilità del finale in altri film sarebbe un problema ma in questo non lo è perchè il finale è quello giusto. E’ difficile vedere un film che abbia una fine soddisfacente e, fortunatamente, Gran Torino, è uno di quelli. Sarei rimasto male nel vedere il film con una fine diversa proprio perchè quella effettiva è quella più adatta.

Insomma, Gran Torino è un film che merita un posto tra i grandi film di Clint Eastwood che sembra non essere mai stanco di fare capolavori. Mi stupisce il fatto che i suoi ultimi due film, “Changeling” e appunto “Gran Torino”, non siano stati presi in considerazione dall’Accademy per la serata degli Oscar ma questo non mi turba. Ora il buon Clint è già al lavoro sul suo prossimo film, “The human factor”, che già si preannuncia come un ennesimo grande film.

The wrestler

12 marzo 2009 alle 22:26 | Pubblicato su Cinema | 2 commenti

Randy “The Ram” Robinson era un wrestler professionista di successo alla fine degli anni ’80. Venti anni dopo si paga da vivere esibendosi davanti ai suoi fan su piccoli ring nelle palestre dei licei e in piccoli tornei nel New Jersey; durante un incontro molto duro un infarto lo colpisce e lo costringe a chiudere definitivamente con il wrestling. Questo lo constringe a confrontarsi con se stesso, a guardarsi indietro e a riflettere sulla sua vita.

The wrestler posterFinalmente è uscito anche nelle sale italiane l’acclamato film di Darren Aronofsky con Mickey Rourke, Marisa Tomei e Evan Rachel Wood. Voglio scrivere fin da subito che una volta finito il film sono rimasto incollato allo schermo per tutti i titoli di coda perchè mi ha davvero colpito molto. Un film estremamente struggente, doloroso e profondo. La storia mi ha toccato nell’animo emozionandomi come pochi film sanno fare. Gran parte del merito per questo risultato va sicuramente ad una grandissima interpretazione di Mickey Rourke che non sembra nemmeno recitare, si è trasformato nel personaggio diventando Randy Robinson; con la visione del film mi dispiace ancora di più per la mancata vittoria agli Oscar dell’attore che avrebbe davvero meritato. La vicenda narrata è semplice, lineare e scorrevole ma allo stesso tempo estremamente complessa e articolata perchè riesce, senza troppi giri di parole, a raccontare benissimo la situazione di un uomo che si ritrova a dover affrontare le sue paure. Il timore nel doversi confrontare con se stessi e con quello che gli altri vorrebbero vedere, la voglia ritrovata di ricostruire un’esistenza ricominciando dai rapporti umani che si hanno trascurato, il disagio provato nel trovarsi in una situazione che non si sente come propria, il dover per forza di cose essere quello che non si è.

Il lavoro di Darren Aronofsky dietro la macchina da presa è delicato ma significativo, l’uso della camera a spalla sottolinea l’incertezza e la paura del personaggio nei momenti in cui è a disagio anche se all’inizio potrebbe dare un po’ fastidio, non troppo invadente e quasi invisibile il regista firma un ottimo lavoro, in perfetta linea con la storia raccontata. Punto vincente, oltre agli attori, è sicuramente la colonna sonora firmata Bruce Springsteen, anch’essa delicata quando deve e forte e potente in altri momenti. La ricostruzione del mondo del Wrestling è quella che nessuno si aspetterebbe, la spettacolarità degli incontri e i deliziosi momenti “dietro le quinte” impreziosiscono ancora di più il film.

The wrestlerDifficile fare una critica su un prodotto che mi ha colpito così tanto, trovo difficile riuscire a vedere difetti importanti. Probabilmente l’unica cosa che non mi ha convinto pienamente è il personaggio di Evan Rachel Wood e di conseguenza la sua interpretazione che non mi ha colpito molto, prendendo comunque in considerazione il fatto che ha un ruolo molto limitato. Infine ho apprezzato molto, non so bene il perchè, il nero un po’ prolungato prima dei titoli di coda, mi ha letteralmente incantato, i pensieri in testa giravano come trottole ed ero quasi spaesato dopo un finale molto particolare e proprio per questo entusiasmante.

Non mi resta che consigliare a tutti la visione del film che secondo me poteva benissimo ricevere qualche riconoscimento in più di quello che ha effettivamente ottenuto. Difficile rimanere indifferenti davanti ad un prodotto tanto curato, come anche riuscire a trattenere le emozioni in presenza di una storia come questa; in fondo non è la storia di un uomo qualunque, è la storia di un wrestler.

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