Hereafter

12 gennaio 2011 alle 21:21 | Pubblicato su Cinema | 2 commenti

Era tempo che non andavo a vedermi un film al cinema e per iniziare bene l’anno ho deciso di puntare sul nuovo film diretto da Clint Eastwood nella certezza che non sarei rimasto deluso in quanto il suo nome è per me una sorta di garanzia.

Hereafter racconta la storia di tre distinti personaggi: una giornalista francese che vive un’esperienza di quasi-morte rimanendo coinvolta nello tsunami del sud-est asiatico del 2004, un bambino che deve affrontare l’elaborazione della morte di suo fratello gemello e un uomo che ha la capacità di entrare in contatto con i morti ma che vuole scappare da essa. L’incrociarsi delle loro storie li porterà a riflettere sull’aldilà e a imparare ad affrontare l’inevitabile crudeltà del destino.

Hereafter poster

Quando, mesi fa, si iniziò a parlare di questo film lo si definì come un thriller soprannaturale, genere ancora sconosciuto al buon Clint Eastwood e, proprio per questo, la curiosità di vedere un film di questo genere nelle mani di un grande regista come lui era grandissima e l’attesa insopportabile. Il film, alla fine, non è per nulla un thriller soprannaturale ma un dramma riguardante la morte, l’elaborazione del lutto e l’istintiva curiosità dell’essere umano verso l’ignoto. Nonostante questi siano temi già trattati più volte in molte altre opere la visione di Eastwood rimane distante dal già visto, forse perché si concentra non tanto nel cercare di dare certezze e risposte precise ma nell’offrire forti spunti di riflessione indagando a fondo quelle che sono le reazioni umane a tali eventi. Il film si sviluppa infatti intorno ai personaggi e alle conseguenze degli avvenimenti che hanno vissuto. Sono infatti proprio i protagonisti e la loro caratterizzazione l’aspetto meglio riuscito della pellicola; le buone interpretazioni degli attori danno vera vita ai personaggi che risultano quindi ben costruiti nonostante ci siano alcuni dialoghi non proprio all’altezza che si alternano ad altri abbastanza ispirati e ben scritti.  Sotto l’aspetto dei contenuti il film propone dunque tante buone idee, molte delle quali ben sviluppate altre invece solo accennate. La cosa che invece mi ha fatto storcere il naso, e rende infine il giudizio non pienamente positivo, riguarda la mera costruzione tecnica del film. Se sotto l’aspetto puramente registico Clint Eastwood dimostra ancora una volta di saperci fare, i difetti sono tutti concentrati nella sceneggiatura. La decisione di parlare di tre diverse storie, tutte molto complesse, ha reso molto difficile il lavoro in sala montaggio; ognuna delle tre storie necessita infatti di tempi del racconto abbastanza lunghi per essere credibile e questo mi ha portato ad avere la sensazione di guardare un film poco coeso, spezzettato, proprio perché che le tre vicende si susseguono l’una con l’altra molto lentamente e senza che ci sia qualcosa di evidente che le leghi, oltre ovviamente il tema di fondo. L’utilizzo di lunghe sequenze statiche rischia di rendere un po’ noioso il tutto anche se necessarie ai fini della storia. Un montaggio più dinamico, spostamenti più repentini tra una storia e l’altra e qualche sequenza inutile in meno, avrebbero, secondo me, aiutato il film ad essere migliore e più attraente verso chi lo vede. Il finale inoltre risulta un po’ troppo prevedibile e semplicistico; a volte uno svolgimento e una conclusione semplici risultano anche molto efficaci ma basta che non siano altrettanto prevedibili. La facilità con la quale si arriva ad una conclusione (comunque adeguata) è esagerata e per niente soddisfacente.

Hereafter

Insomma, dopo due grandi capolavori come Changeling e Gran Torino, e un film meno bello ma comunque godibile come Invictus, ora arriva questo mezzo passo falso. Speriamo che il trend inizi a migliorare fin dal prossimo progetto dell’instancabile regista: J. Edgar, l’interessantissima e controversa storia della vita del primo direttore dell’FBI John Edgar Hoover.

Irrazionalità serale

8 gennaio 2011 alle 19:34 | Pubblicato su Riflessioni | Lascia un commento

Inizio questo primo intervento del 2011 augurando a tutti coloro che leggono questo blog un felice anno nuovo nella speranza che possiate passare un anno pieno di belle novità e tante gradite sorprese.

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Questo sarà un intervento un po’ anomalo e diverso da quelli che solitamente scrivo. E’ da parecchio tempo che sto facendo caso ad una cosa che probabilmente ci accomuna tutti come esseri umani e a cui, secondo me, non diamo troppa importanza quando invece, forse, la meriterebbe. Riuscire a definirla è per me un’impresa e solo trovare un titolo a questo post per rendere l’idea è stato molto difficile. L’ho chiamata irrazionalità serale e non è altro che quell’insieme di pensieri e riflessioni che ci si ritrova a fare la sera, prima di addormentarsi, che al momento sembrano idee geniali e rivoluzionarie ma che con solo un piccolo granello di lucidità, che ritroviamo il mattino, si trasformano in vere e proprie assurdità. Riuscite a capirmi? Naturalmente ho volutamente esagerato con i termini ma, almeno nel mio caso, la cosa funziona proprio in questo modo. Spesso infatti, mentre provo a prendere sonno, mi ritrovo a pensare alla giornata appena passata, ai miei desideri, ai miei sogni e, in quella condizione, riesco praticamente sempre a trovare semplici ed efficaci soluzioni ai miei problemi. Il brutto della cosa, come dicevo prima, è proprio il fatto che, con un po’ più di capacità di ragionamento e lucidità mentale, il tutto diventi difficile e irrealizzabile solamente per il fatto che la mia parte razionale cerca in tutti i modi degli ostacoli impedendomi di realizzare l’opera.

Quello che ora mi chiedo è se tutto ciò serve a qualche cosa o meno. Per ora non ho mai sperimentato sulla cosa ma mi piacerebbe scoprire se quel lato istintivo che prende il predominio su di me la sera può essere utile in qualche modo. Solamente scrivendo questo intervento dimostro senz’altro di essere una persona molto razionale, che vuole trovare una soluzione “scientifica” e credibile a tutto. Vorrei solamente sapere se, vivendo le mie scelte e decisioni con un pizzico in più di istintività e un po’ meno di razionalità, la mia vita potrebbe migliorare in qualche modo. Io credo di sì, sono convinto, nonostante non abbia prove a mio favore, che un po’ meno “cervello” e un po’ più di anima e cuore non possono far altro che rendere le cose migliori. Vorrei dunque imparare ad ascoltare meglio quello che, non so cosa e non so chi, mi suggerisce la sera e lasciare perdere, in determinate circostanze, quello che invece il mio ego impone. Se siete arrivati a leggere fino a questo punto non posso far altro che complimentarmi con voi e vuol dire forse che, in questa cosa, non ho tutti i torti. Dato che siamo solo a inizio gennaio farò diventare quest’idea uno dei tanti propositi per il nuovo anno, nella speranza che effettivamente porti a qualche cosa di buono.

Mi rendo conto che la natura stessa dell’intervento crei contrasto con il suo contenuto ma, e con questo chiudo, l’idea di intervenire in questo modo è nata dall’irrazionalità serale di ieri e quest’articolo non è altro che un suo approfondimento. Se infine avete qualche dubbio sulla mia sanità mentale, posso subito dirvi che probabilmente sono pazzo, e tutto quello che ho scritto lo penso sul serio.

Mi piace andare a letto, non tanto per dormire, più che altro per pensare.

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