J. Edgar

8 gennaio 2012 alle 13:38 | Pubblicato su Cinema | Lascia un commento

La release di un film diretto da Clint Eastwood si rivela per me ogni volta un evento. E’ un regista che ha saputo regalarci veri e propri capolavori e che non smette mai di proporre il suo coraggio nel portare al cinema storie non convenzionali, originali e che permettono di uscire dalla sala soddisfatti e consapevoli di aver visto e ascoltato una storia nuova. Recentemente gli ultimi suoi lavori hanno però peccato in più di uno di questi aspetti e purtroppo non si può dire che con J. Edgar questa triste tendenza si sia fermata.

J. Edgar racconta la storia del fondatore e primo direttore del Federal Bureau of Investigation (FBI), del suo lunghissimo e controverso “dominio” che ha portato l’agenzia ad essere quella che è oggi. Si racconta la storia di un uomo che diresse l’FBI per attaccare soprattutto attivisti e dissidenti politici, raccogliendo informazioni private sui maggiori leader politici del tempo. Tra gli aspetti più controversi della sua vita c’è inoltre una presunta omosessualità repressa, tema al tempo condannato dallo stesso Hoover tramite numerosi provvedimenti.

J. Edgar poster 1

Quando Clint Eastwood è dietro la macchina da presa ha sempre dimostrato di essere molto bravo a raccontare storie di uomini e donne come esseri umani, delle loro relazioni e dei loro universi interiori mostrando con piccoli ed intimi dettagli le loro logiche e i loro sentimenti. Anche in questo caso non si fa eccezione, J.Edgar si dimostra un film molto godibile, soprattutto nella seconda parte, quando la sfera più umana del protagonista prende il sopravvento sul più freddo e distaccato racconto storico e biografico. Il film parte lentamente con un J.Edgar Hoover anziano che decide di raccontare la sua storia. La decisione di costruire l’intero film intorno alla volontà del protagonista di raccontare la sua vita in prima persona permette di mescolare nell’esposizione prettamente storica degli eventi una buona dose di umanità, di approfondire quindi il lato più intimo del protagonista e di giustificare determinati eventi storici con avvenimenti legati alla vita privata di Hoover. Questo aspetto è inoltre accentuato dalle buonissime interpretazioni dei vari comprimari e dall’ottimo lavoro svolto da Leonardo DiCaprio che, nonostante il pesante trucco sul suo volto, è stato in grado di mostrare le sue ottime capacità recitative con un ruolo non proprio facile da interpretare. I problemi maggiori del film si riscontrano soprattutto all’inizio. Esso risulta infatti lento e alquanto confusionario, i molteplici salti temporali che si susseguono disorientano lo spettatore che, in alcune parti, si ritrova a non sapere più dove collocare un determinato avvenimento rispetto a quelli già visti. La mancanza di evidenti riferimenti temporali, a parte l’aiuto dato dal trucco degli attori, un po’ si fa sentire. Alla fine il film risulta comunque fin troppo freddo e manca di quel qualcosa che rende altri film del regista coinvolgenti e ancor più soddisfacenti.

J. Edgar poster 2

Sotto l’aspetto tecnico non c’è molto da eccepire. La regia è quella caratteristica di Eastwood, presente e mai invadente, studiata e ben calibrata. La fotografia, come per tutti i film del regista, è molto ben curata e dona al film l’atmosfera adatta. Le musiche, minimali e non troppo presenti supportano benissimo le interpretazioni degli attori soprattutto nei migliori momenti del film, permettendo a questi di raggiungere quella dimensione intima che colpisce più di altro lo spettatore. Grande pecca è costituita invece dal trucco che, soprattutto in alcuni frangenti, risulta finto e posticcio portando ad una involontaria comicità alcuni momenti che di comico non dovrebbero avere nulla. Nella versione italiana, inoltre, il doppiaggio risulta scarso e in alcuni casi straniante, si poteva fare di più.

Insomma, J. Edgar è alla fine un buon film. Un film che trova i suoi punti di debolezza in alcuni aspetti del contenuto e, in minor parte, in quelli prettamente tecnici. Clint Eastwood continua comunque a fare cinema di qualità, nonostante non riesca più a raggiungere le vette a cui in passato ci aveva abituato. Sicuramente un piccolo passo avanti dopo il brutto Hereafter.

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