Oscar 2011: pronostici

22 febbraio 2011 alle 19:30 | Pubblicato su Cinema | Lascia un commento

Anche quest’anno mi ritrovo a scrivere i miei pronostici per quanto riguarda gli Oscar. Come al solito cercherò di prevedere i vincitori delle categorie più importanti basandomi su fattori oggettivi quali le qualità tecniche dei film in questione ma anche su fattori soggettivi quali speranze di vittoria, gusti personali. Evidenzierò in grassetto il film che secondo me vincerà l’Oscar nella relativa categoria e aggiungerò un breve commento.

Oscar 2011Miglior film
Black swan
The fighter
Inception
The kids are all right
Il discorso del re
127 ore
The social network
Toy story 3
Il grinta
Winter’s bone

Per il premio più ambito concorrono molti film meritevoli e, la decisione di allargare la categoria a 10 nominati (già adottata l’anno scorso) fa in modo che molti bei film ricevano almeno la soddisfazione di una nomination. Dai risultati dei premi di categoria sembra proprio che la statuetta se la aggiudicherà Il discorso del re, film sicuramente molto bello ma che, a parere mio, meriterebbe la vittoria meno dei suoi diretti concorrenti come The social network o Black Swan.

Miglior regia
Darren Aronofsky (Black swan)
David O. Russel (The fighter)
Tom Hooper (Il discorso del re)
David Fincher (The social network)
Joel Coen e Ethan Coen (Il grinta)

In questa categoria si sente sicuramente la mancanza di un nome su tutti, quello di Christopher Nolan, regista di Inception, che secondo me meritava più di altri almeno la nomination se non addirittura la vittoria. Tra i nominati ero abbastanza indeciso tra David Fincher e Darren Aronofsky, entrambi molto bravi nei rispettivi film. La scelta infine è caduta sul regista di The social network, sia perché credo oggettivamente abbia più chance di vittoria sia perché lo preferirei vittorioso nei confronti di Aronofsky.

Miglior sceneggiatura originale
Another year
The fighter
Inception
The kids are all right
Il discorso del re

Nel pronostico riguardante la sceneggiatura originale ho voluto fare una scelta in qualche modo coraggiosa in quanto tutto sembrerebbe suggerire la vittoria de Il discorso del re. Io invece voglio credere che qualche possibilità ce l’abbia anche Inception, che reputo più meritevole in questa categoria e che potrebbe, a parere mio, sorprendere proprio in questo.

Miglior sceneggiatura non originale
127 ore
The social network

Toy story 3
Il grinta
Winter’s bone

Questa è probabilmente una delle categorie in cui una scommessa potrebbe portare ad una vittoria pressoché sicura. La vittoria di The social network la vedo quasi scontata anche se devo ammettere che non mi dispiacerebbe affatto vedere la statuetta in mano agli scrittori di Toy Story 3, questione d’affetto.

Miglior attore protagonista
Xavier Bardem (Biutiful)
Jeff Bridges (Il grinta)
Jesse Eisemberg (The social network)
Colin Firth (Il discorso del re)
James Franco (127 ore)

Non ho ancora visto tutte le interpretazioni nominate ma tra quelle che ho potuto giudicare premierei quella di Jesse Eisemberg per The social network nel ruolo del fonadatore di facebook. I vari premi di categoria invece sembrano suggerire un finale più scontato e banale con la vittoria di Colin Firth che ritengo quindi essere l’attore con più possibilità di vittoria.

Miglior attrice protagonista
Annette Bening (The kid’s are all right)
Nicole Kidman (Rabbit hole)
Natalie Portman (Black swan)
Michelle Williams (Blue valentine)
Jennifer Lawrence (Winter’s bone)

Anche in questo caso non posso basare il mio pronostico sul giudizio personale che mi sono fatto guardando le varie interpretazioni semplicemente perché non le ho potute vedere per la maggior parte. Natalie Portman è l’attrice che secondo me vincerà la preziosa statuetta d’oro grazie alla sua maestosa interpretazione in Black Swan che, al contrario delle altre, ho potuto apprezzare in tutto il suo splendore.

Miglior attore non protagonista
Christian Bale (The fighter)
John Hawkes (Winter’s bone)
Jeremy Renner (The town)
Mark Ruffalo (The kid’s are all right)
Geoffrey Rush (Il dscorso del re)

Questa è la categoria che mi ha messo più in difficoltà. L’indecisione tra Geoffrey Rush e Christian Bale era molta ma alla fine ho voluto puntare sul primo in quanto ho potuto vedere la sua interpretazione e anche perché, a differenza di quella di Bale, sembra basarsi molto meno sulla trasformazione fisica dell’attore e più sulle sue piene capacità espressive e attoriali. Rimane comunque una lotta aperta fino all’ultimo e non mi stupirei di vedere un risultato contrario alla mia previsione.

Miglior attrice non protagonista
Amy Adams (The fighter)
Helena Bonham Carter (Il discorso del re)
Melissa Leo (The fighter)
Hailee Steinfeld (Il grinta)
Jackie Weaver (Animal kingdom)

Avevo pochissimi dati e informazioni per poter fare una scelta ben precisa ma, vedendo il successo riscontrato e le varie quotazioni, sembrerebbe proprio che Melissa Leo abbia qualche possibilità in più delle sue concorrenti. Ammetto che non mi dispiacerebbe vedere sul palco Helena Bonham Carter ma purtroppo dubito che possa vincere.

Miglior film d’animazione
Dragon trainer
The illusionist
Toy story 3

Ritornati ad avere tre nominati (e non più cinque come l’anno scorso) quest’anno la categoria dei film d’animazione ospita tre lungometraggi tutti molto belli e, a parere mio, ugualmente meritevoli di vittoria. La tradizione ormai vuole una vittoria del film di casa Pixar (sempre comunque stra-meritata), anche quando la Dreamworks sforna un film di qualità superiore alla sua media. Toy story 3 vincerà.

Miglior film straniero
Biutiful (Messico)
Dogtooth (Grecia)
In a better world (Danimarca)
Incendies (Canada)
Outside the law (Algeria)

Questa categoria si presenta sempre molto difficile da prevedere, tutti e cinque i film hanno qualche buona possibilità di vincere. Vedo come favoriti sopra tutti il film danese e quello messicano anche se non escluderei a priori una vittoria del film greco o canadese. E’ forse meno forte degli altri il film algerino. Tra un “a bi e bo” e l’altro punto su In a better world.

Oscar 2011Aggiungo infine la lista dei film che hanno ricevuto più nomination:

12 nomination: Il discorso del re
10 nomination: Il grinta
8 nomination: The social network, Inception
7 nomination: The fighter
6 nomination:
127 ore
5 nomination: Black swan, Toy story 3

La cerimonia di assegnazione degli oscar si terrà domenica 27 febbraio e sarà condotta quest’anno da Anne Hathaway e James Franco.

Hereafter

12 gennaio 2011 alle 21:21 | Pubblicato su Cinema | 2 commenti

Era tempo che non andavo a vedermi un film al cinema e per iniziare bene l’anno ho deciso di puntare sul nuovo film diretto da Clint Eastwood nella certezza che non sarei rimasto deluso in quanto il suo nome è per me una sorta di garanzia.

Hereafter racconta la storia di tre distinti personaggi: una giornalista francese che vive un’esperienza di quasi-morte rimanendo coinvolta nello tsunami del sud-est asiatico del 2004, un bambino che deve affrontare l’elaborazione della morte di suo fratello gemello e un uomo che ha la capacità di entrare in contatto con i morti ma che vuole scappare da essa. L’incrociarsi delle loro storie li porterà a riflettere sull’aldilà e a imparare ad affrontare l’inevitabile crudeltà del destino.

Hereafter poster

Quando, mesi fa, si iniziò a parlare di questo film lo si definì come un thriller soprannaturale, genere ancora sconosciuto al buon Clint Eastwood e, proprio per questo, la curiosità di vedere un film di questo genere nelle mani di un grande regista come lui era grandissima e l’attesa insopportabile. Il film, alla fine, non è per nulla un thriller soprannaturale ma un dramma riguardante la morte, l’elaborazione del lutto e l’istintiva curiosità dell’essere umano verso l’ignoto. Nonostante questi siano temi già trattati più volte in molte altre opere la visione di Eastwood rimane distante dal già visto, forse perché si concentra non tanto nel cercare di dare certezze e risposte precise ma nell’offrire forti spunti di riflessione indagando a fondo quelle che sono le reazioni umane a tali eventi. Il film si sviluppa infatti intorno ai personaggi e alle conseguenze degli avvenimenti che hanno vissuto. Sono infatti proprio i protagonisti e la loro caratterizzazione l’aspetto meglio riuscito della pellicola; le buone interpretazioni degli attori danno vera vita ai personaggi che risultano quindi ben costruiti nonostante ci siano alcuni dialoghi non proprio all’altezza che si alternano ad altri abbastanza ispirati e ben scritti.  Sotto l’aspetto dei contenuti il film propone dunque tante buone idee, molte delle quali ben sviluppate altre invece solo accennate. La cosa che invece mi ha fatto storcere il naso, e rende infine il giudizio non pienamente positivo, riguarda la mera costruzione tecnica del film. Se sotto l’aspetto puramente registico Clint Eastwood dimostra ancora una volta di saperci fare, i difetti sono tutti concentrati nella sceneggiatura. La decisione di parlare di tre diverse storie, tutte molto complesse, ha reso molto difficile il lavoro in sala montaggio; ognuna delle tre storie necessita infatti di tempi del racconto abbastanza lunghi per essere credibile e questo mi ha portato ad avere la sensazione di guardare un film poco coeso, spezzettato, proprio perché che le tre vicende si susseguono l’una con l’altra molto lentamente e senza che ci sia qualcosa di evidente che le leghi, oltre ovviamente il tema di fondo. L’utilizzo di lunghe sequenze statiche rischia di rendere un po’ noioso il tutto anche se necessarie ai fini della storia. Un montaggio più dinamico, spostamenti più repentini tra una storia e l’altra e qualche sequenza inutile in meno, avrebbero, secondo me, aiutato il film ad essere migliore e più attraente verso chi lo vede. Il finale inoltre risulta un po’ troppo prevedibile e semplicistico; a volte uno svolgimento e una conclusione semplici risultano anche molto efficaci ma basta che non siano altrettanto prevedibili. La facilità con la quale si arriva ad una conclusione (comunque adeguata) è esagerata e per niente soddisfacente.

Hereafter

Insomma, dopo due grandi capolavori come Changeling e Gran Torino, e un film meno bello ma comunque godibile come Invictus, ora arriva questo mezzo passo falso. Speriamo che il trend inizi a migliorare fin dal prossimo progetto dell’instancabile regista: J. Edgar, l’interessantissima e controversa storia della vita del primo direttore dell’FBI John Edgar Hoover.

Irrazionalità serale

8 gennaio 2011 alle 19:34 | Pubblicato su Riflessioni | Lascia un commento

Inizio questo primo intervento del 2011 augurando a tutti coloro che leggono questo blog un felice anno nuovo nella speranza che possiate passare un anno pieno di belle novità e tante gradite sorprese.

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Questo sarà un intervento un po’ anomalo e diverso da quelli che solitamente scrivo. E’ da parecchio tempo che sto facendo caso ad una cosa che probabilmente ci accomuna tutti come esseri umani e a cui, secondo me, non diamo troppa importanza quando invece, forse, la meriterebbe. Riuscire a definirla è per me un’impresa e solo trovare un titolo a questo post per rendere l’idea è stato molto difficile. L’ho chiamata irrazionalità serale e non è altro che quell’insieme di pensieri e riflessioni che ci si ritrova a fare la sera, prima di addormentarsi, che al momento sembrano idee geniali e rivoluzionarie ma che con solo un piccolo granello di lucidità, che ritroviamo il mattino, si trasformano in vere e proprie assurdità. Riuscite a capirmi? Naturalmente ho volutamente esagerato con i termini ma, almeno nel mio caso, la cosa funziona proprio in questo modo. Spesso infatti, mentre provo a prendere sonno, mi ritrovo a pensare alla giornata appena passata, ai miei desideri, ai miei sogni e, in quella condizione, riesco praticamente sempre a trovare semplici ed efficaci soluzioni ai miei problemi. Il brutto della cosa, come dicevo prima, è proprio il fatto che, con un po’ più di capacità di ragionamento e lucidità mentale, il tutto diventi difficile e irrealizzabile solamente per il fatto che la mia parte razionale cerca in tutti i modi degli ostacoli impedendomi di realizzare l’opera.

Quello che ora mi chiedo è se tutto ciò serve a qualche cosa o meno. Per ora non ho mai sperimentato sulla cosa ma mi piacerebbe scoprire se quel lato istintivo che prende il predominio su di me la sera può essere utile in qualche modo. Solamente scrivendo questo intervento dimostro senz’altro di essere una persona molto razionale, che vuole trovare una soluzione “scientifica” e credibile a tutto. Vorrei solamente sapere se, vivendo le mie scelte e decisioni con un pizzico in più di istintività e un po’ meno di razionalità, la mia vita potrebbe migliorare in qualche modo. Io credo di sì, sono convinto, nonostante non abbia prove a mio favore, che un po’ meno “cervello” e un po’ più di anima e cuore non possono far altro che rendere le cose migliori. Vorrei dunque imparare ad ascoltare meglio quello che, non so cosa e non so chi, mi suggerisce la sera e lasciare perdere, in determinate circostanze, quello che invece il mio ego impone. Se siete arrivati a leggere fino a questo punto non posso far altro che complimentarmi con voi e vuol dire forse che, in questa cosa, non ho tutti i torti. Dato che siamo solo a inizio gennaio farò diventare quest’idea uno dei tanti propositi per il nuovo anno, nella speranza che effettivamente porti a qualche cosa di buono.

Mi rendo conto che la natura stessa dell’intervento crei contrasto con il suo contenuto ma, e con questo chiudo, l’idea di intervenire in questo modo è nata dall’irrazionalità serale di ieri e quest’articolo non è altro che un suo approfondimento. Se infine avete qualche dubbio sulla mia sanità mentale, posso subito dirvi che probabilmente sono pazzo, e tutto quello che ho scritto lo penso sul serio.

Mi piace andare a letto, non tanto per dormire, più che altro per pensare.

Buon Natale 2010

24 dicembre 2010 alle 21:39 | Pubblicato su Il Blog | 2 commenti

Velocissimo intervento per augurare a tutti coloro che seguono questo blog felici feste e soprattutto di passare un bellissimo Natale 2010!!! Tanti auguri…

Spero di poter trovare un po’ più di tempo prossimamente per aggiornare più spesso il blog.

Addio a Leslie Nielsen

30 novembre 2010 alle 00:39 | Pubblicato su Cinema | Lascia un commento

Un appassionato di cinema e serie TV come me non può rimanere indifferente alla scomparsa di un grandissimo attore che è stato capace, durante la sua carriera, di interpretare ruoli diventati cult e regalare tante risate e momenti spensierati.

Leslie Nielsen

E’ morto infatti ieri all’età di 84 anni Leslie Nielsen, solamente ricordando il suo volto viene da sorridere e la testa si riempie di tanti ricordi, ricordi gioiosi, momenti passati davanti alla televisione ridendo a crepapelle per le peripezie dei vari personaggi interpretati dall’attore. Personalmente lo conosco solamente come attore comico anche se sono al corrente delle sue partecipazioni a film più seri e di altri generi; ma volendo ricordarlo mi piace farlo pensando a “L’aereo più pazzo del mondo” come anche a “Una pallottola spuntata” e tutti i suoi memorabili film comici.

Provo un grande dispiacere nel pensare che se n’è andato ma so che potrò sempre rivedere il suo simpaticissimo volto e ricordarlo così come quello che mi ha fatto ridere e divertire e che mi ha fatto passare momenti pieni di spensieratezza e divertimento.

Ciao Leslie.

 

Not every conspiracy is a theory

27 ottobre 2010 alle 11:00 | Pubblicato su Serie TV | Lascia un commento

In questo articolo vorrei condividere una delle sorprese televisive dell’estate appena passata. L’appena nata rete televisiva americana AMC, che ha ormai dimostrato di saper proporre show di grande qualità, ha mandato in onda nella seconda parte di questa estate fino a qualche settimana fa una serie molto bella e promettente chiamata Rubicon. Si tratta di una serie del genere thriller cospirazionale che ha però il grande pregio di riuscire a crearsi una sua ben definita identità discostandosi dai grandi cliché che questo genere offre.

La storia segue le vicende di Will Travers, analista di una società di intellgence americana chiamata API, che, dopo la misteriosa morte di un collega, si ritrova ad indagare, e piano piano a scoprire, che alcuni suoi collegi e il direttivo dell’organizzazione fanno parte di una sorta di società segreta che punta a manipolare eventi su scala globale.

Rubicon poster

La particolarità di questa serie televisiva, che secondo me risulta probabilmente il pregio maggiore, è quella di riuscire a raccontare una storia complicata con semplici e piccoli passi che fanno apprezzare ogni minimo particolare a chi la guarda. L’apparente lentezza con cui la vicenda prosegue di puntata in puntata aiuta lo spettatore a non perdersi il minimo indizio e crea un’atmosfera ideale per coinvolgerlo a fondo. La qualità di ogni singolo aspetto è altissima, raramente si vede tanta rigorosità e precisione artistica in televisione; la fotografia, la regia, le interpretazioni e le musiche funzionano perfettamente l’una accanto all’altra rendendo il risultato finale ottimo. E’ evidente come tutta la storia sia già stata prevista fin dall’inizio evitando il comune pericolo di ritrovarsi a fine stagione (o serie) con numerose questioni lasciate irrisolte; ogni piccolissimo particolare trova qui un perché e niente è lasciato al caso. Ulteriore pregio è costituito dai personaggi; costruiti benissimo e ispezionati fino a fondo risultano appassionanti ed è difficile non immedesimarcisi. Alcune figure, anche grazie alle interpretazioni degli attori, diventano quasi complici dello spettatore che si ritrova a volerli aiutare oppure ad odiarli profondamente.

La prima stagione, composta da 13 episodi, si è conclusa qualche settimana fa in America con una puntata che lascia prevedere il rinnovo della serie e quindi la messa in onda di una seconda stagione. I dati di ascolto non sono però molto incoraggianti e c’è purtroppo la possibilità che la rete televisiva decida di non rinnovarla. Nonostante ciò, consiglio a tutti di recuperare questa bellissima prima stagione di Rubicon che si è rivelata la sorpresa dell’estate, con riscontri di critica e di pubblico molto soddisfacenti.

The pillars of the earth

4 settembre 2010 alle 14:22 | Pubblicato su Serie TV | Lascia un commento

Passate le vacanze e tornato alla vita di tutti i giorni, tra studio e impegni vari mi ritaglio un po’ di tempo da dedicare al mio blog per commentare una delle più belle sorprese televisive dell’estate 2010.

E’ ormai parecchio tempo che, dopo aver scoperto uno dei miei autori preferiti, aspetto di vedere una trasposizione cinematografica di quello che con il tempo è diventato il mio romanzo preferito: I pilastri della terra di Ken Follet. Qualche mese fa, navigando tra le pagine virtuali di internet, ho scoperto che era in produzione proprio una miniserie composta da otto parti della durata di 45 minuti l’una, tratta proprio da quel romanzo. E’ inutile dire che l’eccitazione iniziale ha poi fatto rapidamente spazio ad una grande preoccupazione basata sulla paura di vedere una trasposizione non all’altezza e magari non rispettosa dell’anima del romanzo.

The pillars of the earth poster

Ora che la miniserie è stata interamente trasmessa non posso far altro che ritenermi pienamente soddisfatto del lavoro fatto. La complessità e la lunghezza della vicenda narrata nel romanzo ha sicuramente reso la trasposizione molto complicata e aspettarsi una fedelissima riproposizione di ogni minimo particolare descritto da Follet condurrebbe solamente a rimanerne delusi. Partendo quindi dalla premessa che una trasposizione televisiva di un libro deve per forza di cose adattarsi ai canoni del media tramite il quale è proposto, trovo che le scelte di sceneggiatura effettuate funzionano più che bene e, contemporaneamente, non tradiscono per nulla l’anima del romanzo. I necessari lunghi salti temporali non mi hanno infastidito e sono inseriti nella vicenda nei momenti giusti senza provocare cali di ritmo o rendere il tutto troppo confusionario o discontinuo. Una delle più grandi critiche ricevute riguardano la costante facilità con la quale i personaggi arrivano a decisioni complicate e con la quale mettono in atto i loro complessi piani; personalmente trovo che questo piccolo difetto (se così lo si vuole chiamare) è conseguenza del ristretto tempo a disposizione entro il quale raccontare una storia tanto complessa e lunga, forse un paio di ore in più avrebbero sicuramente aiutato a rendere il tutto meno frettoloso ma rimane il fatto che la sensazione di difficoltà che si respira nel romanzo la si ritrova pienamente anche qui, soprattutto grazie alle buonissime interpretazioni degli attori che aiutano molto la sceneggiatura stessa. Proprio le scelte di casting sono a mio parere una delle cose migliori; la fisicità della maggior parte degli interpreti è fedele alle descrizioni di Follet e le interpretazioni sono solide e supportate da buonissimi dialoghi.

The pillars of the earth poster

Dimostrazione dell’ottimo lavoro svolto anche da tutto il cast tecnico è il profondo coinvolgimento che in molti punti ho provato; riuscire a patteggiare così tanto per un personaggio, odiarne un altro oppure emozionarsi a causa di movimenti di macchina azzeccati o a musiche perfette non capita molto spesso. Le scenografie sono imponenti e gli ambienti creati risultano molto fedeli così come i costumi e il contesto generale in cui si muovono i personaggi. Le musiche rappresentano un altro degli aspetti che più ho apprezzato; sempre presenti e mai troppo invadenti alternano momenti di pura poesia musicale ad altri di grande epicità, rappresentando forse proprio la convivenza di una dolce storia d’amore con quella della guerra e dei giochi di potere.

Sono quindi pienamente soddisfatto di questa miniserie che entra di diritto tra le mie preferite, consiglio a tutti di recuperarla al più presto e non posso che essere eccitato all’idea di vedere la trasposizione del seguito: Mondo senza fine.

Toy story 3 – La grande fuga

16 luglio 2010 alle 11:30 | Pubblicato su Cinema | 1 commento

Andy, ormai diciassettenne, è in procinto di partire per il college e i suoi amati giocattoli vivono, per l’ultima volta, un’avventura senza pari che li porterà ad affrontare ed infine ad accettare il momento che nessuno di loro voleva arrivasse, quello del distacco.

Toy story 3 poster

Toy story 3 è la degna conclusione di una saga che ha accompagnato per generazioni milioni di bambini che, guardando e riguardando i primi due film, sono cresciuti insieme a Andy e hanno condiviso gli spensierati momenti di svago e di gioco con i loro amati giocattoli, proprio come il protagonista umano dei film. La forza di un terzo capitolo come questo sta nel fatto che coinvolge in prima persona proprio coloro che, crescendo, hanno vissuto, magari inconsapevolmente, quello che la storia di questo film racconta senza però tralasciare coloro che si affacciano per la prima volta verso questo incredibile mondo colorato, divertente e plasticoso. Il film risulta così contemporaneamente molto divertente ed emozionante, in grado di toccare le giuste corde emotive dello spettatore che si ritrova avvolto dalla storia ed estremamente emozionato. Il contenuto del film, profondo e multisfaccettato, fa riflettere su molti temi tangibili e reali che tutti noi viviamo almeno una volta nella vita; attraverso una grande avventura con protagonisti dei simpatici giocattoli si riesce ad approfondire infatti il tema della perdita e del distacco, come anche quello dell’importanza dell’ amicizia, della famiglia e delle conseguenze che un trauma può avere sull’animo umano: temi sicuramente difficili da trattare in un prodotto principalmente rivolto ad un target giovane.

Toy story 3 poster

La capacità degli sceneggiatori e degli sviluppatori PIXAR di raccontare storie coraggiose come questa tramite il mezzo del film animato è sicuramente l’aspetto principale del successo qualitativo di questi prodotti. L’unione di intrattenimento e riflessione di argomenti mai banali e scontati è il punto di forza di Toy story 3 come anche di tutti gli altri film targati PIXAR. La realizzazione tecnica migliora di film in film e si è arrivati a raggiungere momenti di incredibile realismo, penso per esempio ai personaggi umani di Toy story 3 e ai loro movimenti come anche a determinati paesaggi e ambientazioni. La quasi maniacale cura dei dettagli rende il tutto molto più reale e concreto, i continui rimandi ed omaggi ad altri film e le geniali scelte registiche raffinano il prodotto finito fino a farlo diventare quello che qualsiasi film aspira ad essere, un capolavoro. L’insieme degli elementi che fanno il film giocano all’unisono: musica, immagini, colori, suoni e dialoghi e non si può far altro che rimanere più che soddisfatti una volta usciti dalla sala.

L’offerta poi si completa con l’ormai tradizionale cortometraggio che precede ogni film PIXAR. Quando il giorno incontra la notte è un prodotto coraggioso e molto originale; é apprezzabile la volontà dei creatori di sperimentare sempre cose nuove e cercare di essere sempre più originali. La forza di questo cortometraggio, a parte, ancora una volta, il contenuto, è la realizzazione tecnica che unisce l’animazione tradizionale a quella moderna e tridimensionale come a voler sottolineare ancora di più il messaggio finale che i creatori vogliono condividere: le diversità possono cooperare per creare qualcosa di migliore fino al momento in cui le diversità stesse non sono più distinguibili, come quando il giorno diventa notte e la notte diventa giorno.

Infine, non si può far altro che ringraziare ancora una volta i geni della PIXAR mentre già sono in trepidante attesa per i loro prossimi lungometraggi che sicuramente non deluderanno.

PIXAR: la fabbrica delle emozioni

6 luglio 2010 alle 20:33 | Pubblicato su Cinema | 3 commenti

In occasione dell’uscita nei cinema italiani del nuovo film targato PIXAR: Toy story 3, ho deciso di creare un video che omaggiasse questa casa produttrice che ogni anno ci regala veri e propri capolavori riuscendo sempre a stupirci e raccontando storie sempre più belle, profonde ed emozionanti.

Nel video dico che ogni film della PIXAR è un viaggio e per me è proprio così. Quando mi metto a guardare un film PIXAR tutte le proccupazioni spariscono, vengo trasportato in avventure divertenti, emozionanti, incredibili; si esplorano mondi lontani e si provano emozioni genuine.

Ecco il video, spero vi piaccia.

The end of the end

23 Maggio 2010 alle 11:58 | Pubblicato su Serie TV | Lascia un commento

Il giorno è arrivato. Milioni di persone, tra cui io, hanno aspettato questo momeno da tantissimo tempo augurandosi, nonostante la grande curiosità e attesa, che sarebbe arrivato il più tardi possibile. Molti di voi già avranno capito a cosa mi riferisco; naturalmente mi riferisco alla fine, alla fine di un viaggio durato ben sei anni, un viaggio pieno di emozioni come la paura, la tristezza, la gioia. L’inizio della fine è ormai passato da un po’ ma ora siamo arrivati alla fine della fine: la fine di LOST.

LOST logo

I pensieri e le emozioni che scaturiscono pensando al tantissimo tempo speso insieme ai protagonisti di questa, ormai storica, serie televisiva mi portano a non volerci credere; un misto di dispiacere ed eccitazione pervadono la mia mente e il mio corpo solamente pensando che da domani in poi, un piccolo pezzo della mia quotidianità sparirà lasciando uno spazio vuoto che sarà difficile da colmare. Probabilmente sto utilizzando delle parole troppo pesanti, dopotutto si parla di una serie televisiva e di finzione ed intrattenimento, sono però sicuro che coloro che condividono con me la stessa passione per LOST mi capiscono e condividono le mie sensazioni.

LOST non è una serie TV come tutte le altre, è permeata di un’atmosfera particolare che riesce ogni volta ad affascinare, a tenerti incollato al piccolo schermo e ad emozionarti come poche altre cose, anche quando la frustrazione di non avere mai risposte alle tante domande che sorgono spontanee e che si moltiplicano di puntata in puntata si fa sentire più forte che mai. Non smetterò mai di ringraziare i creatori di questa incredibile storia, gli sceneggiatori, gli attori e tutti coloro che sono stati coinvolti nella produzione perché è grazie al loro lavoro e ai loro sforzi che ora sono qui a dispiacermi che tutto ciò sarà fra poco finito.

Ricordo ancora le prime puntate in assoluto che promettevano già tanto spettacolo e tante sorprese; lo spettacolo e le sorprese sono arrivate e anche molto più potenti di quanto ci si potesse aspettare, i personaggi si sono evoluti, hanno condiviso con noi i timori che scaturivano dall’essere dispersi su di un isola tanto strana e misteriosa con orsi polari, misteriosi abitanti, sussurri tra gli alberi e miracolose guarigioni. Sarà difficile appassionarsi tanto ad un altra serie TV, la ricerca dell’erede di LOST continuerà per sempre e ho il dubbio che difficilmente potrò trovarlo. Non mi resta che sperare in due ore e mezza di finale strepitoso che chiuda in modo degno e irripetibile questa stupenda esperienza e naturalmente consigliare a tutti coloro che invece non hanno mai visto LOST di recuperarlo dalla primissima puntata perché ne vale proprio la pena.

Per chiudere posto un piccolo lavoro che ho fatto qualche tempo fa su una delle puntate-chiave di questa ultima stagione: Ab aeterno. La vita di uno dei personaggi più misteriosi dell’intera serie televisiva, Richard Alpert, condensata in una puntata molto bella e che ho voluto omaggiare con una specie di trailer/riassunto.

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